LABIRINTI
di Lydia Predominato
Il tema di questa edizione della Biennale è stato accolto da tutti gli artisti invitati con una disposizione di spirito che andava dalla curiosità intrigata all’accoglimento entusiasta. E’ stato come se la nostra richiesta di creare un’opera “labirintica” risuonasse in ognuno di loro, quasi fossero in attesa che questo motivo venisse loro proposto.Il labirinto, lo sappiamo, nasce dalla spirale, uno dei più forti segni archetipici che l’uomo abbia mai di/segnato. E’ l’energia che si sviluppa, è la forza che ridesta il potere della vita. Come detto, dunque passiamo dalla spirale al labirinto la cui accezione più antica è: un percorso fisso per entrare ed uscire, con l’eventuale presenza di un centro. Col passare del tempo la struttura del labirinto cambia divenendo univiaria o pluriviaria, geometrica, a schema fisso, irregolare, a svolte rettangolari, curve o miste, con composizione simmetrica o mista, mono- o policentrica, con dilatazioni sempre più complesse, con passaggi obbligatori o addirittura vessatori, per arrivare al trionfo del labirinto manieristico.Possiamo a questo punto passare in rassegna gli aspetti mistici o i simboli che si riferiscono alla rappresentazione del labirinto: il sogno d’angoscia, il cammino impedito, la peregrinazione dell’anima, la morte e la rinascita, l’immagine delle viscere, la simbologia del Centro.Comunque si presenti, il labirinto è un percorso. Ci sarà chi lo percorrerà interamente o chi si perderà lungo il cammino: è senza dubbio un percorso iniziatico.
L’immagine del viaggio è una rappresentazione primaria del percorso dell’animo umano, del suo risveglio alla coscienza. La vita di per se stessa è un procedere - nelle società primitive la vita intera dell’uomo era un camminare continuo. La progressione del cammino va verso il centro, un centro sacro dove dimora il mysterium tremendum, il dio, il mostro – o l’acquisizione del sapere. E’ un campo di forze, un punto d’incontro di tensioni.
Il centro del labirinto contiene sempre una mutazione, dal mondo delle apparenze a quello delle essenze. L’uomo è chiamato ad un confronto con se stesso: chi esce dal labirinto non è più quello che vi è entrato.Come potevano i nostri artisti sottrarsi al fascino di queste sollecitazioni archetipiche? Ecco dunque che dodici artisti italiani, quattro americani e un gruppo di artisti ghanesi sono stati avviluppati nelle spire del labirinto, hanno sperimentato il percorso iniziatico, hanno cercato di raggiungere il centro e hanno, forse, incontrato il proprio sé.
Può essere una sfida fatta al fruitore quella di chiedergli di cercare di rintracciare questi passaggi in ogni opera esposta, capire quale è stata la ricerca personale di ciascun artista, e capire se il percorso si è interrotto o invece se il centro è stato raggiunto e se l’artista è uscito dal labirinto, infine cercare di capire quale è il messaggio individuale che i creatori dei labirinti hanno voluto trasmettere